Intervista a Raffaele Rovinelli |
Oggi ho il piacere di chiacchierare un po’ con Raffaele Rovinelli 😊 Lo scrittore che avevo segnalato qualche tempo fa qui, autore del romanzo “Sciarade Vol. 1 – Caduta”.
intervista
1. Da dove ha origine la tua passione per la letteratura?
Ricordo che in terza media tentai di scrivere qualcosa, tuttavia era solo una vicenda che poteva autodefinirsi un copiaticcio insulso, dato che era piena di personaggi derivanti da altre serie tv trash (più o meno conosciute) o da personaggi di libri che ho amato, specialmente in quel periodo. Ricordo che lo feci leggere più di una volta alla prof. d'italiano durante le ore di lezione all'epoca, ma con i miei compagni di classe aguzzini non feci altro che guadagnarmi una figura di cacca dietro l'altra. Non "feci" altro. Ma mettendo da parte gli scherzi(ci provo) e i ricordi reconditi, il momento decisivo, scatenante che segnò la vera genesi di questa passione dentro di me, fu senza alcun dubbio il giorno della morte di mio bisnonno, legata in qualche assurda maniera alla storia di Twilight: c’è un filo inestricabile (o feros più di uno) che lega il libro, il primo film della saga e questo episodio tremendo che accade nella mia vita. Più precisamente, andando a scavare a ritroso negli anni, era la mattina del ventuno Febbraio del 2009; mi svegliai quasi di soprassalto con mia madre che, sottovoce singhiozzante, mi
diceva dalla porta semiaperta della mia stanza: “Lele … nonno è morto”. Lì per lì, non realizzai l’accaduto: rimasi attonito, incapace di reagire. Persino il semplice pianto lo sentivo estremamente lontano da me. Come era successo in lutti precedenti, d’altronde. Infatti erano diversi anni che non riuscivo a versare una lacrima più per nessuno. E non ne andavo per niente fiero. Ad ogni modo, mi alzai dal letto per vestirmi e andai a fare colazione prima di recarmi alla camera mortuaria; accesi il televisore e proprio in quel momento veniva trasmesso un video musicale: “Decode” dei Paramore, per la precisione una delle tracce portanti, appartenenti alla colonna sonora del film Twilight. La canzone e L’atmosfera grigia, invernale presente nel video mi rimasero in testa tutta la giornata. Specialmente dopo che mia zia mi passò una foto di mio bisnonno in cui era nella villa in campagna da lui costruita, impegnato a bruciare dei rami secchi e della legna poco lontano dal giardino. Lì per lì, trasalii: nello sfondo dell’immagine c’era il cielo plumbeo, una nebbiolina fili forme raso terra che si dipanava tra i fili d’erba e una foresta di alberi alti e fitti nei pressi del fuoco. Quindi era circa la stessa ambientazione del film presente negli spezzoni del video musicale dei Paramore. E la canzone mi rimase in testa durante tutto il periodo di lutto tre giorni. A tutt’oggi quando la riascolto, mi ritorna in mente quel lasso di tempo ormai trascorso. Perché da lì iniziò tutto, un cammino nuovo, diverso: cominciai per prima cosa a leggere i libri della saga di Twilight; in seguito, durante l’estate del medesimo anno, vidi il primo film trasmesso su Sky Cinema e mene appassionai subito. Tra l’altro Pattinson, l’attore che all’epoca vestiva i panni di Edward Cullen somigliava vagamente proprio a mio bisnonno da giovane. E non solo: mi accorsi che l’attrice la quale interpretava Esme somigliava tantissimo ad una mia zia paterna e Reneesmee ad una delle mie cugine. Tutte coincidenze ambigue, forse sciocche, che comunque mi portarono a seguire la saga in maniera più alacre. Alternativamente a ciò, su internet mi iscrissi ad un blog di Twilight e feci amicizia con gli altri utenti con il quale cominciai a relazionarmi nella chat di gruppo quotidianamente. Durante la fine del 2010, presi parte ad un piccolo raduno di Twilighters, tenutosi in un piccolo pub di Roma, il quale si chiamava “Eclipse DVD Party”: era una piccola festa in cui veniva trasmesso il film di Eclipse in cui si poteva acquistare il dvd del film appena uscito in Italia. Durante il raduno mi venne consigliato di scrivere dentro la rubrica “Fan Fiction”, di uno dei blog più conosciuti in Italia tra i Twilighters, poiché mi era venuta in mente una storia Post Breaking Dawn, che narrava di un fratello umano di Edward Cullen, rimasto giovane per mezzo di una pozione. Edward ne ignora completamente l’esistenza, ma Carlisle conosce a fondo il suo passato. E da qui partirono mille conflitti. Scrissi la storia per intero ma non la pubblicai mai tra le Fan Fiction. Ad ogni modo, liberandomi la mente da questa storia, accadde qualcosa di maggior impatto: mi venne in mente un romanzo, una storia tutta mia con personaggi autentici e a modo loro peculiari. Il problema è che non sapevo da dove cominciare, così lasciai coltivare l’idea dentro di me per un po’ di tempo, fino alla Twilight Itacon 2, la seconda conferenza Italiana sulla saga di Twilight, avvenuta all’inizio di Giugno del 2011 in un hotel nei pressi di Napoli. Furono delle giornate incredibili, veramente indimenticabili: ebbi anche il piacere (e l’onore) di conoscere Cassandra Clare, la scrittrice della saga “Shadowhunters” e l’attore Charlie Bewley, l’interprete di una delle guardie dei Volturi,i vampiri italiani. Nel corso del viaggio di ritorno mi trovai in treno, con in mano un quaderno a scacchi vuoto. Pensai a J.K. Rowling: se non avesse scritto quella famosa bozza sul treno Harry Potter non sarebbe mai esistito. Sorrisi in maniera determinata e aprii il quaderno. Presi la penna e, con un po’ di coraggio, cominciai a scrivere qualche bozza e a delineare una traccia piuttosto ben definita del romanzo, nonostante si trattasse solo della scrittura dei titoli appartenenti ai capitoli. E fu proprio da quel preciso istante che mi venne in mente l’applicazione della sciarada in chiave letteraria, nonostante in quel periodo ignorassi completamente che si chiamasse così. Praticamente il concetto messo in atto consisteva in questo: il titolo doveva essere costituito da una sola parola e doveva descrivere il capitolo del romanzo integralmente, ma quella stessa locuzione non doveva mai essere scritta tra le righe del capitolo stesso. Nel 2013 applicai il concetto alle poesie: nel 2017 il primo risultato è “Sciarade Vol.1 – Caduta”. Ma ne verranno altri, molti altri. Tutto questo discorso è solo un incipit iniziale. Il bello inizia adesso.
2. Esiste un libro, o magari più di uno solo, che ha avuto una grande influenza nella tua vita?
Visto e considerato ciò che ho scritto all'interno della tremenda pappardella che ho esposto prima, sicuramente Twilight. Ma forse uno spazietto ce l'ha anche "Angelology" di Danielle Trussoni.
3. C’è uno scrittore/scrittrice che consideri il tuo mentore?
Per certi versi Emìl Zolà, poichè ammiro il metodo d'indagine e documentazione quasi "scientifica" attraverso il quale si documentava minuziosamente, prima di scrivere qualsiasi opera di proprio pugno. Scrivere in quella maniera è una vera impresa e dubito fortemente che gli scrittori di oggi si soffermino abbastanza bene sulla documentazione, prima di buttarsi a capofitto nella produzione di una vicenda, che sia racconto o romanzo a prescindere. Nonostante il famoso critico letterario e scrittore del Verismo Italiano Luigi Capuana affermava che una storia narrativa per essere credibile debba avere tanti strati di verità quanti sono quelli legati alla finzione. Indi per cui anche la finzione ha una credibile funzione.
4. Hai un luogo/stanza dove preferisci scrivere?
Solitamente scrivo nella mia stanza, a casa mia. Oppure, quando sono con la mia ragazza, nella camera da letto sua o di suo fratello. Però dipende, questo è un discorso relativo. Solitamente cerco di evitare gli spazi aperti per evitare distrazioni inutili. La letteratura è già una distrazione dalla vita di tutti i giorni, pertanto non voglio che nel momento della composizione io venga distratto dalla vita reale. Lo ritengo aberrante, visto che la società è un carcere pieno di sbarre e galere in cui la mia stanza è la gabbia in cui sto, l’ora d’aria è il brevissimo momento di confronto con gli altri scrittori, che vivono la vita come un ergastolo, visto che l’arte certe volte viene vista come una colpa perché con essa non potrai mai realizzarti davvero. Tanti la pensano così, purtroppo. Invece è l'unica cauzione che può riscattare gli artisti dalla loro solitudine. Prima del prossimo improvviso blitz d'arresto: il blocco dello scrittore.
La poesia scritta con le scarlatte lacrime del cuore, specialmente in questa epoca può definirsi un reato letterario. Lasciamola fare, tanto gli unici omicidi che può commettere sono contro l’ignoranza e la supponenza.
5. Hai rituali ‘propiziatori’ che segui?
Non ne sono sicuro, ma lo escludo. Non mi piace avere paletti e la routine che mi allontana dalla scrittura ne porta con sè già abbastanza. E con essa anche certi odiosi intellettuali, i quali prima ti dicono che sei supponente, poi sono i primi a squadrarti dall’alto in basso appena ti vedono. Ossimori ovunque, ne siamo una latrina satolla.
6. Stili una scaletta prima di scrivere o vai dove ti porta il cuore?
Odiando i paletti la risposta è ovvia a prescindere. Ma non sempre, diciamo che dipende dalla giornata. Ad esempio, per quanto riguarda la prosa per scrivere all’interno di un capitolo devo capire come si chiama il capitolo, prima di tutto, e quindi stilarmi una scaletta di tutti i capitoli successivi con cui porto avanti la narrazione. Tenendo presente che quella parola è la soluzione del dilemma. Il dilemma è il capitolo, ma io non devo mai scrivere la soluzione del dilemma all’interno dello stesso. Con la poesia accade l’esatto opposto: prima scrivo la poesia, poi rileggendola determino e scrivo il titolo/soluzione, il quale equivale un po’ anche al contesto.
Con le frasi del booktrailer è molto diverso, d’altro canto. In questo caso, cerco di entrare il più possibile nel pathos del libro per avere la libertà di sradicarlo dall’impasse della carta e adattarlo ad un contenuto audio/video, per mezzo di cui può essere più caratteristico.
7. Cosa vuoi trasmettere con il tuo libro di poesie?
L'obbiettivo è compiere un atto che per molti probabilmente risulterebbe troppo pretenzioso: portare l'ermetismo ad un ulteriore livello stilistico, valorizzandolo partendo dalle sue fondamenta e mischiandolo ad uno stile "enigmistico" che ho creato circa sei anni fa, applicandolo prima di tutto alla prosa e solo due anni più tardi alla poesia. Una sorta di Sciarada per l'appunto. O, per meglio dire, un insieme di rebus. Ciò garantisce uno stile nascosto e rivoluzionario, poichè variegato di sottotesti, capace di mettere i limiti ai tuoi limiti. L'ermetismo infatti nasce da Ermete Trimesgisto che significa "Tre volte il grandissimo". Studiando su un’antologia didattica quest’informazione per me è stata una grandissima scoperta, visto che si collegava perfettamente alla tecnica che avevo utilizzato per scrivere e raggruppare le poesie in tre gruppi distinti, composti da tredici composizioni ciascuno. Il titolo di ogni gruppo descrive in pieno il gruppo, ma non è mai scritto dentro nessuna poesia appartenente al gruppo in sè. Lo stesso vale con la seconda parte del titolo in copertina “CADUTA”. Questa parola dentro il libro non l’ho mai scritta, al massimo in un paio di poesie c’è il verbo all’infinito “cadere”, niente che si avvicini di più oltre a ciò. Forse ho cominciato a scrivere così per trasmettere ai miei lettori quanto sia complessa la vita, in tutte le sue importanti sfaccettature. Quindi per me la poesia più è complessa, tanto più è sinonimo di vita.
8. Pensi che qualcosa in questo libro o delle tue poesie non sia arrivato ai lettori?
Penso che il libro stesso non sia arrivato ai lettori, visto che tuttora dopo quattro mesi dall’uscita ufficiale, non ho venduto neanche 50 copie. Troppi impegni e intralci nel mezzo per fare una presentazione come si deve; l'unica che poteva essere seria è stata alla Biblioteca Antonelliana di Senigallia. Pubblico presente: una persona e non ha neanche acquistato la copia. Bene così, almeno tutto questo mi rende indipendente.
9. Raccontaci l’emozione di vedere il proprio libro pubblicato, toccarlo finalmente con mano.
È un'emozione unica, irripetibile, Ti senti non uno, ma dieci palmi da terra. Ma mai e poi mai tre metri sopra il cielo, sia chiaro. Tanto sulla terra ci ritornerai poco dopo. È solo l'ebrezza di pochi unici istanti nel loro genere, dopo un mucchio di rate ed imposte pagate a quell'opportunista e capricciosa strozzina di una Casa Editrice. Forse, un giorno non troppo lontano, non avrò più bisogno di pagare nessuno per pubblicare. Se come utopia non basta, immaginiamo pure che in un futuro apocalittico tutte le case editrici siano abolite o rase al suolo, nella peggiore delle ipotesi. Immagina, puoi.
10. Consigliaci un libro non tuo.
"Rivoluzione personalista e comunitaria" Di Mounier, uno scrittore francese dello scorso secolo.
11. Qual è il prossimo passo di Raffaele Rovinelli?
Sto per pubblicare un'altra silloge poetica che è distaccata, ma al tempo stesso coniugata a "SCIARADE Vol.1 - CADUTA". Preferisco non rivelare il titolo e lasciare i lettori in una sorta di parziale suspence. Altrimenti il bello svanisce. Per il resto mi sto organizzando per presentare il libro in più luoghi possibile durante il fine settimana, a partire da Settembre in poi. Mi piacerebbe entrare in contatto con qualche associazione letteraria non limitrofa alla mia zona, in modo da potermi muovere di più. Organizzare presentazioni per conto proprio è un grossissimo sbattimento.
12. Ora voglio farti una domanda che nessuno ti ha mai fatto ma che tu vorresti ti venisse fatta. Qual è? E qual è la risposta?
Domanda Marzulliana, come replicherebbero in molti. Forse sarebbe questa:"La scrittura è l'ombelico del tuo mondo?" E la mia risposta sarebbe: “Hai azzeccato il punto interiore dell'istinto teatrante/letterario. Dunque bella lì".
Voglio fare un ultimo augurio, spero davvero che le case editrici e i lettori credano in te e nei tuoi prossimi libri. ❤ Per quanto riguarda voi, miei cari lettori, alla prossima come sempre. Vi abbraccio come sempre.
Eleonora ❤
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