Segnalazione Una Giornata Bestiale Di Vincenzo Carriero

Segnalazione Una Giornata Bestiale Di Vincenzo Carriero



Oggi ho il grandissimo piacere di segnalarvi un racconto made in Italy molto duro e crudo, come potrete constatare voi stessi dagli estratti. Ringrazio di cuore Vincenzo per avermi permesso di segnalare il suo romanzo. 

Una Giornata Bestiale

Titolo: Una Giornata Bestiale
Autore: Vincenzo Carriero
Editore: 0111 Edizioni
Copertina: Catnip Design
Data di uscita: 30 Novembre 2017
Prezzo ebook: 2,99 € (disponibile per Kindle Unlimited) | Link acquisto Amazon
Prezzo cartaceo: 14,00 € | Link acquisto Amazon

Una giornata bestiale, un romanzo breve, truce, intimo. Un viaggio onirico attraverso le visioni del protagonista, il suo modo di vedere il mondo, la gente, il vizio, il peccato, la morte, ma anche l'amore. Una storia fantozziana dove sogno, incubo e realtà si confondono in una serie di avvenimenti grotteschi e reali al tempo stesso. Enzo, accompagnato dal suo angelo custode, un essere androgino dalla sessualità indefinita, percorrerà un viaggio interiore attraverso il quale affronterà le sue paure, i suoi incubi ricorrenti, i mostri che popolano la sua mente. Li guarderà in faccia, ne incrocerà lo sguardo, ne sentirà il tanfo. La cosa non gli piacerà affatto.


l'autore



Ciao a tutti, mi chiamo Vincenzo Carriero, napoletano di San Giorgio a Cremano.
Classe 1975, coniugato con prole, una figlia, Julia, un cane, Leo, per gli amici #UccioLovesTennets. Si perchè al mio cane piacciono i croccantini, i panini soffiati e la Tennent's appunto. Comunque. Ho studiato economia presso l'università Parthenope di Napoli, mi mancano quattro esami alla laurea che ho abbandonato  prima di crepare di noia. Appassionato di cucina, informatica ( mi occupo di ecommerce e progettazione di siti Seo friendly ), creo applicazioni Android a tempo perso. Per vivere, progetto packaging per l'industria Tessile.
Una Giornata Bestiale è il primo di tre romanzi che ho scritto nelle fredde notti invernali. Tutti inediti. Artisticamente, frequento la compagnia teatrale Delirio Creativo, per la quale ho scritto monologhi e poesie.
Un giorno forse, mi cimenterò come attore. Ma questa è un'altra storia.



estratti

D’un tratto ci trovammo dinanzi a un bivio. La galleria si divideva in due tronconi. Ogni troncone era contrassegnato da un cartello direzionale.
A destra per i ribelli, a sinistra per i mansueti.
«Questa è bella» dissi fermandomi di botto.
«Tu come ti senti? Ribelle o mansueto?» chiese Capitone nonostante sospettasse già la mia risposta.
«Io sono un ribelle, dovresti saperlo» le dissi con cipiglio. Finalmente ero io a parlare.
«Ah sì? Sentiamo. Chi sono i tuoi eroi?»
«Lasciami pensare. I martiri di Pietrarsa, Giovanni Falcone, Roberto Mancini.»
«Chi, il calciatore?»
«Non meriti neanche una risposta» la rimbeccai sdegnato.
«Lo sai? I tuoi eroi sono tutti dei perdenti. Ti piacciono i perdenti?» disse in tono provocatorio.
«Sì, essere ribelli significa essere dei perdenti. Sempre. È impossibile sfidare il sistema senza perdere qualcosa. C’è chi perde la vita, chi la libertà, chi l’onore, altri gli affetti. Io ho perso tutto. In fin dei conti qualcuno deve esserlo; perdente intendo. Tu non sei un perdente? Tu sei un diverso. Guarda come ti vesti. Hai la minigonna e i baffi. Vuoi affermare la tua diversità ma sei un reietto. Sei un emarginato. Quindi un ribelle. Sfidi la morale, la società, il comune senso del pudore. Ma sei solo un frocio, fratello.»
«Io sono confusa, confuso, insomma, io non so bene chi sono. Non ho mai formato il pisello o la ciaccarella. Sono un essere dalla sessualità indefinita. Nostra madre mi ha uccisa al secondo mese di gravidanza. Io però mi sento più femmina che maschio. Sinceramente, ora che ci penso, credo che tu abbia ragione>>.


«Come ti chiami?» gli dissi a un certo punto.
«Mi chiamo Pilade» fece lui «e sono un tossico, non ho nessuno al mondo. Nessuno piangerà la mia morte, nessuno si preoccuperà per la mia scomparsa. Non trovi buffo tutto questo? Veniamo al mondo per vivere un’esistenza che ci porta alla morte. Prima o poi dobbiamo abbandonare questo mondo. Viviamo e ci affanniamo aspettando la fine. Come un conto alla rovescia, un lungo percorso che ha la stessa meta per tutti. Accumuliamo ricchezza, consumiamo risorse, ci vendiamo l’anima. Per niente.»
Lo disse con una lucidità quasi disarmante.
«Ti sembra il caso di metterti a fare il filosofo?» gli chiesi un po’ incazzato.
«Ma ti sei guardato allo specchio? Scarpe firmate, camicia firmata, mutande firmate. Sei omologato, sei uguale agli altri. Ti vesti, pensi, parli come tutti gli altri. Sei un prodotto. Tu non sei più umano. Non lo sei neanche nato, umano.»
«Ha parlato il tossico, quello che si è fumato il cervello. Hai i neuroni fusi. Sei una merda. Hai buttato la tua vita nel cesso e hai tirato lo sciacquone. Per piacere non farmi la morale.»
«Io una merda?» Pilade sembrava essersi risentito «può essere. Però io ho fatto male solo a me stesso. Tu con la tua auto, con la tua bella casa, i tuoi bei vestiti, i tuoi elettrodomestici, la tua acqua potabile, la tua doccia, sprechi risorse, compri prodotti fatti dall’altra parte del mondo da schiavi sottopagati, da bambini denutriti, da madri violentate. Alimenti l’industria delle multinazionali, quella del petrolio, delle armi. Il terrorismo internazionale. Sei un criminale, come tutti. La cosa peggiore è
che non ne hai coscienza.»
«E tu invece chi sei?» gli ringhiai contro «te lo dico io chi sei. Sei un uomo senza palle che si è arreso ancor prima di provarci. Hai preferito la fuga, l’autodistruzione. Hai abbandonato la partita.>>


Aprii un’altra porta; c’era una donna nuda rannicchiata in terra. Non aveva i capelli. Sembrava stesse dormendo. Le poggiai la mani sulla spalla e notai che era fredda come un cadavere. Al mio tocco la donna alzò la testa di scatto, veloce come un serpente. Non aveva gli occhi, la faccia scavata dalla fame e la sofferenza. È un’immagine che non posso più dimenticare, ce l’ho impressa a fuoco nella mente e mi spaventa. Scappai più forte e sentii la voce della donna che diceva: 
«Corri, corri, non guardarti alle spalle. Corri che la vita è bella.»
Già, la mia vita. Sempre vissuta di corsa, sempre a pensare agli altri. Al lavoro, alle bollette. Sempre a pensare alle tasse, alla necessità di guadagnare tanto. L’assicurazione, la Tarsu, l’energia elettrica, il cambio d’olio, la retta della scuola di mia figlia. Il frigo vuoto, la spesa al supermercato, lo scontrino fiscale, il verbale per divieto di sosta. Il bollo, la licenza che scade, il conto corrente, l’home banking, la connessione internet, il cellulare, il riscaldamento globale, il prezzo del petrolio che scende ma quello del gasolio è sempre uguale, anzi aumenta. Com’è ‘sta cosa? L’ansia che cresce. La sento nel petto. Il cuore batte ancora, forte, allegro, intermittente. Sento arrivare il mostro, lo sento crescere  dentro. Si alimenta della mia paura, della paura di vivere, della paura della miseria, della paura di non farcela.  Ce la farò a portare a termine la mia missione? Ce la farò a vivere come una persona normale? Ce la farò a morire e a pagarmi il funerale? E a mettere un po’ di soldi da parte per mia figlia? Per lei vorrei una vita migliore. Un mondo diverso. Un uomo che le regalasse gioielli fatti di sentimenti e buone intenzioni.

Mi raccomando non lasciatevi scappare questo racconto. Voglio ancora ringraziare Vincenzo per questa possibilità, e augurargli un grosso in bocca al lupo per tutto. Noi lettori miei, ci aggiorniamo presto, come sempre. A presto.
Eleonora ❤ 

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xoxo, Eleonora