BlogTour - Tappa Approfondimento La Donna Nell'Antica Sparta |
BlogTour - Tappa Approfondimento La Donna Nell'Antica Sparta.
Oggi 15 Dicembre ho il grandissimo piacere di partecipare al BlogTour di 'L'Ultimo Spartano' di Matteo Bruno uscito il 30 Novembre, grazie alla casa editrice Leone Editore.
L’ultimo Spartano
Autore: Matteo Bruno
Editore: Leone Editore
Pagine: 310
Data di uscita: 30 Novembre 2017
Prezzo cartaceo: 13,90 € | Link acquisto Amazon
Filocrate di Megalopoli è costretto ad abbandonare la città natale e a battersi per denaro al servizio dell'impero persiano, minacciato da Alessandro Magno. Scontento, ha però occasione di riscattarsi recandosi a Sparta per incontrare re Agide, l'unico che in Grecia può sollevare una vasta rivolta antimacedone. Una volta nel Peloponneso, Filocrate incontrerà una donna misteriosa che sembra capace di prevedere il futuro e verrà coinvolto in intrighi diplomatici senza fine, fino alla sconcertante rivelazione sulle sue origini. Intanto gli spartani si preparano a combattere i macedoni: davanti alle mura di Megalopoli, i leggendari soldati dai mantelli rossi affronteranno un'ultima disperata battaglia per l'indipendenza di tutte le polis greche.
L'autore
Matteo Bruno, nato a Perugia sotto il segno del Leone, è laureato in Scienze politiche e coltiva da sempre la passione per la storia. Ha collaborato con l’Università degli Studi di Perugia e scrive sceneggiature per documentari e docufilm. L’ultimo spartano è il suo quarto romanzo storico dopo Oro, sole e sangue (2013), Dodici città (2014) e Syracusa – La vendetta di Nicone (2015), tutti editi da Leone Editore, che hanno raccolto numerosi riconoscimenti a livello nazionale e gli hanno costruito ormai un pubblico di affezionati lettori.
Passiamo ora, dopo questa breve presentazione alla mia tappa. La mia tappa prevede un'approfondimento sulla donna nell'antica Sparta. Pronti?
Approfondimento La Donna Nell'Antica Sparta
A Sparta il rapporto tra i due sessi era assolutamente paritario e complementare. (Ernst Baltrusch, Sparta)
Sparta era una città eccentrica per molti aspetti. Nel panorama dell’Antica Grecia era l’unica che disponesse di un esercito permanente, costituito peraltro da una ben precisa casta di cittadini eletti, gli “spartiati”, il cui titolo si acquisiva per nascita; era governata da uno strano sistema retto da una diarchia e da un governo di cinque anziani magistrati (gli efori); era l’unica tra le polis greche ad aver istituzionalizzato una vera e propria schiavitù di stato nei confronti degli iloti, gli antichi abitanti della regione sottomessi secoli prima, il cui lavoro nei campi sfamava gli abitanti e consentiva agli uomini spartani di occuparsi unicamente dell’attività bellica; inoltre la vita quotidiana della città era scandita da un duro codice di comportamento (le cosiddette leggi di Licurgo, dal nome del mitico fondatore), che regolamentava ogni aspetto, anche privato, della vita dei cittadini.
In una città tanto particolare, che ruolo avevano le donne? Paradossalmente, in un contesto fortemente maschilista come quello greco antico, esse godevano di ampie libertà.
Per comprenderle appieno è necessario chiarire che il dovere primario delle donne spartane era quello di generare dei figli, futuri guerrieri “spartiati”, o madri a loro volta di guerrieri. Si pensi, ad esempio, che le donne morte di parto erano considerate vere e proprie eroine, e che a loro erano riservate lapidi e onori funebri pari a quelli dei caduti in battaglia. Ne L’Ultimo Spartano la protagonista femminile si chiama Astiage, è moglie di un guerriero e ha avuto due figli, entrambi morti in tenera età, soppressi in base alle spietate leggi di Licurgo, che prevedevano l’abbandono (e quindi la morte) per i neonati di entrambi i sessi con anomalie fisiche, così come per quelli troppo deboli o troppo gracili. Un problema che, nel IV secolo a.C., nel periodo in cui è ambientato il romanzo, aveva prodotto un grave spopolamento a causa dello scarso rimescolamento di sangue.
Nella vita quotidiana la donna si occupava della casa in tutti i suoi aspetti, sovrintendeva alla raccolta delle rendite agricole e amministrava le proprietà terriere; per far ciò doveva essere istruita e possedere persino rudimenti di economia. Svolgeva anche il tradizionale ruolo femminile di custode del focolare e di madre, aiutata da apposite schiave.
Oltre a questo aveva il dovere di tenersi in forma fisica con continui esercizi ginnici. Scrive Senofonte: Licurgo stabilì che il sesso femminile dovesse essere allenato fisicamente non meno di quello maschile. Poi istituì agoni e gare di forza per le donne come per gli uomini, perché egli credeva che se entrambi i genitori erano vigorosi, anche la prole sarebbe stata più robusta. Infatti, in casi di disperato pericolo, le donne spartane erano tenute a difendere le case da eventuali nemici che fossero riusciti ad invadere la città. Per questi motivi persino l’abbigliamento delle donne spartane era leggermente difforme da quello delle loro conterranee. Esse vestivano di abiti più larghi e comodi, nonché più corti. Molti testi antichi, infatti, attestano con un certo scandalo di come le spartane non avessero pudori a lasciar intravedere le gambe. Unica limitazione loro imposta era quella di non far crescere i capelli oltre la nuca (forse per maggior comodità, o forse per differenziarsi dagli spartiati, i quali, al contrario, dovevano portare folte capigliature.)
Le donne spartane si sposavano in età più matura rispetto alle altre donne greche, in genere tra i diciotto e i venti anni. Avevano voce in capitolo nella scelta del marito (che quindi non era imposto dalla famiglia, benché la scelta dovesse essere limitata ai giovani guerrieri dell’agogé), ed era prassi che, prima delle nozze, i futuri sposi simulassero una sorta di rapimento della durata di un giorno o due, durante il quale godevano di piena intimità. Anche da sposate le donne spartane continuavano ad esercitare costumi sessuali decisamente liberi per il mondo greco antico. Non era insolito che avessero più di un amante e che molti mariti “prestassero” le proprie mogli ad altri uomini. Tutto ciò era giustificato dal fatto che, come detto prima, il compito primario delle donne era quello di avere una prole numerosa.
Platone, Aristotele e Plutarco attestano che potevano assistere alle assemblee pubbliche, e persino prendere la parola durante le discussioni. Inoltre, uniche tra le donne greche, godevano del pieno diritto di successione e potevano ereditare sia dal padre che dal marito.
Non è un caso che le due divinità maggiormente venerate nell’antica Sparta erano entrambe di sesso femminile: Demetra e Artemide, e in particolare proprio a quest’ultima era dedicato il grande tempio di Artemide Orthia, dinanzi al quale avvenivano tutti i giuramenti e i principali riti sacri.
A chi fosse interessato a saperne di più, consiglio il breve ma interessantissimo manuale di Ernst Baltrusch, Sparta, oltre, ovviamente, alla lettura de L’Ultimo Spartano.
Sparta era una città eccentrica per molti aspetti. Nel panorama dell’Antica Grecia era l’unica che disponesse di un esercito permanente, costituito peraltro da una ben precisa casta di cittadini eletti, gli “spartiati”, il cui titolo si acquisiva per nascita; era governata da uno strano sistema retto da una diarchia e da un governo di cinque anziani magistrati (gli efori); era l’unica tra le polis greche ad aver istituzionalizzato una vera e propria schiavitù di stato nei confronti degli iloti, gli antichi abitanti della regione sottomessi secoli prima, il cui lavoro nei campi sfamava gli abitanti e consentiva agli uomini spartani di occuparsi unicamente dell’attività bellica; inoltre la vita quotidiana della città era scandita da un duro codice di comportamento (le cosiddette leggi di Licurgo, dal nome del mitico fondatore), che regolamentava ogni aspetto, anche privato, della vita dei cittadini.
In una città tanto particolare, che ruolo avevano le donne? Paradossalmente, in un contesto fortemente maschilista come quello greco antico, esse godevano di ampie libertà.
Per comprenderle appieno è necessario chiarire che il dovere primario delle donne spartane era quello di generare dei figli, futuri guerrieri “spartiati”, o madri a loro volta di guerrieri. Si pensi, ad esempio, che le donne morte di parto erano considerate vere e proprie eroine, e che a loro erano riservate lapidi e onori funebri pari a quelli dei caduti in battaglia. Ne L’Ultimo Spartano la protagonista femminile si chiama Astiage, è moglie di un guerriero e ha avuto due figli, entrambi morti in tenera età, soppressi in base alle spietate leggi di Licurgo, che prevedevano l’abbandono (e quindi la morte) per i neonati di entrambi i sessi con anomalie fisiche, così come per quelli troppo deboli o troppo gracili. Un problema che, nel IV secolo a.C., nel periodo in cui è ambientato il romanzo, aveva prodotto un grave spopolamento a causa dello scarso rimescolamento di sangue.
Nella vita quotidiana la donna si occupava della casa in tutti i suoi aspetti, sovrintendeva alla raccolta delle rendite agricole e amministrava le proprietà terriere; per far ciò doveva essere istruita e possedere persino rudimenti di economia. Svolgeva anche il tradizionale ruolo femminile di custode del focolare e di madre, aiutata da apposite schiave.
Oltre a questo aveva il dovere di tenersi in forma fisica con continui esercizi ginnici. Scrive Senofonte: Licurgo stabilì che il sesso femminile dovesse essere allenato fisicamente non meno di quello maschile. Poi istituì agoni e gare di forza per le donne come per gli uomini, perché egli credeva che se entrambi i genitori erano vigorosi, anche la prole sarebbe stata più robusta. Infatti, in casi di disperato pericolo, le donne spartane erano tenute a difendere le case da eventuali nemici che fossero riusciti ad invadere la città. Per questi motivi persino l’abbigliamento delle donne spartane era leggermente difforme da quello delle loro conterranee. Esse vestivano di abiti più larghi e comodi, nonché più corti. Molti testi antichi, infatti, attestano con un certo scandalo di come le spartane non avessero pudori a lasciar intravedere le gambe. Unica limitazione loro imposta era quella di non far crescere i capelli oltre la nuca (forse per maggior comodità, o forse per differenziarsi dagli spartiati, i quali, al contrario, dovevano portare folte capigliature.)
Le donne spartane si sposavano in età più matura rispetto alle altre donne greche, in genere tra i diciotto e i venti anni. Avevano voce in capitolo nella scelta del marito (che quindi non era imposto dalla famiglia, benché la scelta dovesse essere limitata ai giovani guerrieri dell’agogé), ed era prassi che, prima delle nozze, i futuri sposi simulassero una sorta di rapimento della durata di un giorno o due, durante il quale godevano di piena intimità. Anche da sposate le donne spartane continuavano ad esercitare costumi sessuali decisamente liberi per il mondo greco antico. Non era insolito che avessero più di un amante e che molti mariti “prestassero” le proprie mogli ad altri uomini. Tutto ciò era giustificato dal fatto che, come detto prima, il compito primario delle donne era quello di avere una prole numerosa.
Platone, Aristotele e Plutarco attestano che potevano assistere alle assemblee pubbliche, e persino prendere la parola durante le discussioni. Inoltre, uniche tra le donne greche, godevano del pieno diritto di successione e potevano ereditare sia dal padre che dal marito.
Non è un caso che le due divinità maggiormente venerate nell’antica Sparta erano entrambe di sesso femminile: Demetra e Artemide, e in particolare proprio a quest’ultima era dedicato il grande tempio di Artemide Orthia, dinanzi al quale avvenivano tutti i giuramenti e i principali riti sacri.
A chi fosse interessato a saperne di più, consiglio il breve ma interessantissimo manuale di Ernst Baltrusch, Sparta, oltre, ovviamente, alla lettura de L’Ultimo Spartano.
Cosa ne pensate? Fatemelo sapere mi raccomando. Ma soprattutto non perdetevi le altre tappe del BlogTour, vi lascio qui il calendario. Ringrazio come sempre, davvero di cuore, la casa editrice per questa meravigliosa opportunità.
Alla prossima, con un'altra meravigliosa segnalazione.
A presto,
Eleonora ❤
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