Intervista A Donato Montesano

Intervista A Donato Montesano

Intervista A Donato Montesano

Onceuponiani miei ciao!  
Oggi sono davvero molto emozionata e felice di intervistare il gentilissimo Donato Montesano. Ringrazio di cuore Donato per tutto il tempo che mi ha dedicato. Sono davvero felice di intervistarlo. Allora iniziamo!!!

l'autore

Intervista A Donato Montesano
Donato Montesano è nato a Tricarico (MT) il 18 gennaio 1991. In età adolescenziale si appassiona alla letteratura americana, in particolare ad autori come John Fante, Edward Bunker, Charles Bukowski e Sherwood Anderson.
Dal 2012 partecipa a numerosi concorsi letterari, risultando finalista e vincitore di diversi premi regionali, tra cui “Nuova Scrittura Attiva”, “Una fiaba per Rapone”, “La Bella Narrazione”, e nazionali quali “Racconti Senza Fissa Dimora”, “Premio Fogazzaro”, “Premio Giovane Holden”.
Fa parte dello studio di architettura e laboratorio multidisciplinare lucano Rabatanalab. Le sue ricerche e le sue sperimentazioni, che partono dall’architettura per fondersi in varie arti quali la musica, la letteratura, il cinema, ne caratterizzano la personalità e lo stile narrativo. Dal suo studio nascono collaborazioni con artisti internazionali, uno su tutti il croato Danijel Zezelj, considerato uno dei migliori illustratori al mondo.
“I grandi scrittori non mangiano”, edito da ERETICA Edizioni, è il suo libro d'esordio. La copertina del libro è stata realizzata dallo stesso Zezelj, mentre la prefazione porta la firma del maestro Antonio Infantino.



intervista

1. Parlaci di te: chi è Donato Montesano come persona e come autore?
E’ un solitario. E’ uno a cui piace osservare e ascoltare anziché parlare. Vive di libri, musica e film. Gli piace ricercare, esplorare. Come autore è il risultato di tutto questo: l’insieme delle cose che ha visto e sentito, il prodotto della sua curiosità.
2. Cosa vuol dire per te scrivere?
Per me scrivere significa dire quello che voglio molto meglio di come potrei fare parlando. Scrivere significa liberarmi di un ricordo senza lasciarlo andare. Significa dare vita a una storia che mi porto dentro, come una gestazione. La risposta migliore a questa domanda a mio avviso è quella che diede Fabrizio De Andrè. Quando gli chiesero perché scrivesse, rispose: “Scrivo per paura. Per paura che si perda il ricordo della vita delle persone di cui scrivo. Per paura che si perda il ricordo di me. O anche solo per essere protetto da una storia, per scivolare in una storia e non essere più riconoscibile, controllabile, ricattabile.”
3. Da dove ha origine la tua passione per i romanzi?
La mia passione per i romanzi nasce dalla scoperta di scrittori come John Fante e Bukowski. Fu una vera e propria rivoluzione per me. In età adolescenziale gli autori che studiavo a scuola mi sembravano noiosi, loro invece no, parlavano la lingua senza fronzoli che parliamo tutti i giorni, mi facevano ridere, mi facevano capire che la letteratura non era soltanto quella che studiavo a scuola. Alla fine, addirittura, mi hanno anche fatto capire la grandezza di quegli autori che mi sembravano noiosi!
4. Esiste un libro che ha avuto una grande influenza nella tua vita?
Come dicevo, i libri di John Fante e di Charles Bukowski hanno avuto un forte impatto nella mia vita. In particolare “Aspetta primavera, Bandini” del primo e “Pulp” del secondo. Mi hanno aperto le porte verso la scoperta della grande letteratura. Ad oggi, pilastri della mia libreria sono “I Miserabili” di Victor Hugo, “Viaggio al Termine della Notte” di Louis-Ferdinand Céline e “Winesburg, Ohio” di Sherwood Anderson.
5. C’è uno scrittore/scrittrice che consideri il tuo mentore?
Ogni grande autore che leggo mi regala qualcosa di sé, forse è proprio questa la meraviglia della letteratura, ma quello che più di tutti mi fa venir voglia di scrivere, ogni volta che lo leggo, è proprio John Fante.
6. Hai un luogo/stanza dove preferisci scrivere?
Mi piace scrivere a Tricarico, nella mia piccola casa, situata nel quartiere arabo del paese, la Ràbata. Lì di notte dormono tutti, si ha la sensazione di essere davvero da soli con il mondo, c'è solo la luna che si affaccia dalla finestra. Credo sia l'habitat giusto per rilassarsi, concentrarsi e sognare allo stesso tempo.
7. Come nasce l’idea del tuo libro?
L’idea è nata mischiando quello che mi piaceva ascoltare e osservare, insieme alla voglia di scrivere "per non parlare". Mettendoci sempre un po' della mia vita, del mio modo di essere.
A sedici anni guardavo e riguardavo i film di Martin Scorsese e Sergio Leone. Il loro mi sembrava un modo di raccontare unico, che univa la leggenda, la fiaba, il mito, alla vita e alla realtà di tutti i giorni. Quei film mi facevano sognare, facevano volare la mia immaginazione, mi facevano venir voglia di scrivere delle storie mie. Questo succedeva anche quando ascoltavo le canzoni dei miei cantautori preferiti, De André, De Gregori, Guccini, finché ho iniziato ad amare anche il rock e i grandi scrittori americani. L'ispirazione nasce quindi anche grazie ai miei miti, ma soprattutto, citando una delle storie presenti nel libro, "l'ispirazione nasce vivendo".
8. In quale periodo storico ti piacerebbe vivere?
Mi piacerebbe vivere nell’epoca di Alessandro Magno. Vorrei sedermi sopra una collina e vedere in azione il più grande generale della storia. Oppure mescolarmi tra i vicoli di Parigi, durante il Medioevo, per vedere semplicemente com’era la vita allora. Oppure, senza andare troppo lontano, mi piacerebbe tornare negli anni settanta per assistere a un concerto dei Led Zeppelin.
9. Hai già in mente quale sarà la prossima storia che scriverai?
Mi piacerebbe scrivere un romanzo e cimentarmi in un nuovo genere. Sto pensando di scrivere un thriller ispirato alla vita di un rapinatore lucano, un romanzo basato su una storia vera.
10. Quanto tempo impieghi per scrivere un libro?
Ho iniziato a scrivere “I grandi scrittori non mangiano” quando avevo meno di vent’anni, ci ho lavorato in totale sette anni. Ma erano racconti sparsi, con cui avevo partecipato a diversi concorsi nazionali, è stato un percorso di crescita. L’idea di metterli insieme e pubblicare il mio primo libro è nata dopo. Per cui spero di impiegare molto meno tempo per il secondo.
11. Pensi che qualcosa di questo libro non sia arrivato ai lettori?
E’ un problema che non mi sono posto. Preferisco pensare che ogni lettore possa liberamente trovare nelle pagine che ho scritto qualcosa di sé stesso, interpretarle a modo proprio, o magari essere incuriosito dagli autori e dalle opere citate nel libro.
12. Cos’hai provato quando, dopo aver pubblicato il romanzo?
Mi sono sentito come una lupa che deve lasciar andare il proprio cucciolo perché ormai è diventato grande e può vivere da solo. Ho pensato che le storie che ho scritto fossero libere, che come quel cucciolo vivessero ormai di vita propria. Immaginare gente che neanche conosco col mio libro in mano mi fa sempre uno strano effetto, mi fa venire i brividi. 
13. Consigliaci un libro non tuo.
Ce ne sarebbero molti, su due piedi direi “La commedia umana”, di William Saroyan o un fumetto meraviglioso di Jiro Taniguchi, “Quartieri lontani”. Anche se il più grande capolavoro tra i libri che ho letto rimane forse “I Miserabili”, c’è tutto in quel libro, a mio avviso un vero e proprio manuale di “ingegneria narrativa”.
14. Quale sarebbe il tuo sogno da realizzare?
Mi piacerebbe esplorare il mondo il più possibile. Il mio sogno è la libertà di poter fare quello che mi piace di più, senza dover mettere la sveglia prima di andare a dormire. 
15. Qual è il prossimo passo di Donato Montesano?
Il prossimo passo sarà verso la città di Berlino...
16. In genere concludo le mie interviste facendo sempre la stessa domanda. E ovviamente la propongo anche a te: voglio farti una domanda che nessuno ti ha mai fatto ma che vorresti ti venisse fatta. Qual è? E qual è la risposta?
Questa è forse la domanda più difficile che mi è stata mai fatta! Sinceramente non mi sono mai chiesto cosa vorrei che mi venga chiesto. Mi piace l’imprevedibilità del dialogo, per cui preferisco non prevedere la domanda che mi verrà fatta. Per me sarebbe come veder franare la scenografia di uno spettacolo.



E' stato bello conoscere, anche se solo un po’ questa nostro  Donato. Ti auguro di continuare questa carriera nel migliore dei modi. Vi abbraccio. A presto come sempre.
Eleonora ❤

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xoxo, Eleonora