Recensione La vita di chi resta di Matteo B. Bianchi

La vita di chi resta di Matteo B. Bianchi

RECENSIONE LA VITA DI CHI RESTA DI MATTEO B. BIANCHI

Buon pomeriggio Onceuponiani, 
oggi ho il piacere di recensire per voi l'ultimo romanzo di Matteo B. Bianchi. «In me convivono due anime» scrive, «la persona e lo scrittore». La persona vuole salvarsi, lo scrittore vuole guardare dentro l'abisso.
Per vent'anni lo scrittore che c'è in Matteo ha cercato la giusta distanza per raccontare l'abisso che ha vissuto. E quando si è trovato nel punto di equilibrio, da lì, ha scritto queste parole, che, seppur lucidissime, sgorgano con la forza e la naturalezza dell'urgenza.

La vita di chi resta

La vita di chi resta di Matteo B. Bianchi
Titolo: La vita di chi resta
Serie: Stand Alone 
Autore: Matteo B. Bianchi
Editore: Mondadori
Genere: Narrativa contemporanea 
Pagine: 252
Data di uscita: 31 Gennaio 2023
Prezzo ebook: 9,99 € | Link acquisto Amazon
Prezzo cartaceo: 17,57 € | Link acquisto Amazon

“Quando torni io non ci sarò già più.” 
Sono le ultime parole di S. a Matteo, pronunciate al telefono in un giorno d’autunno del 1998. Sembra una comunicazione di servizio, invece è un addio. S. sta finendo di portare via le sue cose dall’appartamento di Matteo dopo la fine della loro storia d’amore. Quel giorno Matteo torna a casa, la casa in cui hanno vissuto insieme per sette anni, e scopre che S. si è tolto la vita. Mentre chiama inutilmente aiuto, capisce che sta vivendo gli istanti più dolorosi della sua intera esistenza. Da quegli istanti sono passati quasi venticinque anni, durante i quali Matteo B. Bianchi non ha mai smesso di plasmare nella sua testa queste pagine di lancinante bellezza. Nei mesi che seguono la morte di S., Matteo scopre che quelli come lui, parenti o compagni di suicidi, vengono definiti sopravvissuti. Ed è così che si sente: protagonista di un evento raro, di un dolore perversamente speciale. Rabbia, rimpianto, senso di colpa, smarrimento: il suo dolore è un labirinto, una ricerca continua di risposte – perché l’ha fatto? -, di un ordine, o anche solo di un’ora di tregua. Per placarsi tenta di tutto: incontra psichiatri, pranoterapeuti, persino una sensitiva. E intanto, come fa da quando è bambino, cerca conforto nei libri e nella musica. Ma non c’è niente che parli di lui, nessuno che possa comprenderlo. Lentamente, inizia a ripercorrere la sua storia con S. – un amore nato quasi per sfida, tra due uomini diversi in tutto -, a fermare sulla pagina ricordi e sentimenti, senza pudore. Ecco perché oggi pubblica questo libro, perché allora avrebbe avuto bisogno di leggere un libro così, sulla vita di chi resta. Ma c’è anche un altro motivo: “In me convivono due anime” scrive, “la persona e lo scrittore”. La persona vuole salvarsi, lo scrittore vuole guardare dentro l’abisso. Per vent’anni lo scrittore che c’è in Matteo ha cercato la giusta distanza per raccontare quell’abisso. E quando si è trovato nel punto di equilibrio, da lì, da quella posizione miracolosa, ha scritto queste parole, che, seppur lucidissime, sgorgano con la forza e la naturalezza dell’urgenza. Ciò che stiamo consegnando nelle mani di chi legge è un dono, sì, ma un dono di straordinaria gravità. Eppure, ognuna di queste pagine contiene un germe di futuro, la testimonianza di come, persino nelle pieghe di un dolore indicibile, la scrittura possa ancora salvare.

AUTORE

La vita di chi resta di Matteo B. Bianchi
Matteo B. Bianchi ha pubblicato i romanzi Generations of love, Fermati tanto così, Esperimenti di felicità provvisoria (Baldini & Castoldi), Apocalisse a domicilio (Marsilio), Maria accanto (Fandango) e la biografia Yoko Ono. Dichiarazioni d’amore per una donna circondata d’odio (Add). Ha scritto programmi per la radio e la tv. Ha fondato e dirige la rivista di narrativa indipendente “‘tina”. Per Storielibere.fm conduce il podcast letterario “Copertina”. È il direttore editoriale di Accento edizioni.



recensione

Quando ho iniziato ad ascoltare l’audiolibro di questo romanzo l’ho fatto principalmente perché Lino Guanciale ha dato voce alle parole di Matteo. Mai mi sarei aspettata di essere trascinata in una storia così potente, così intima, ma nello stesso tempo così dolorosa. 
Che ne sia consapevole o meno, chi compie un suicidio ti trascina con sé. Quel giorno avete spiccato insieme il volo verso il vuoto, e se per l’altro corpo non c’è stato nulla da fare, il tuo se l’è cavata senza un graffio. È il tuo spirito a essere tumefatto. 
In modi differenti, nessuno dei due è scampato.
Non ti sei mai sentito così solo.
Non sei mai stato più solo di così.
S., a quel tempo ex fidanzato di Matteo, si suiciderà in quella che è stata la casa in cui hanno convissuto per qualche anno. A trovarlo sarà proprio Matteo quando tornerà a casa dal lavoro. 
Da quel giorno la sua vita, e quella delle persone che amavano S. cambierà per sempre. Come non potrebbe essere altrimenti?
Ho sempre pensato che chi decide di suicidarsi fosse in realtà un codardo. Perché in fondo è più facile così no? Tagli con tutto e tutti, e amen. Una sorta di via il dente via il dolore, ma con questo romanzo mi sono ricreduta. Quando si arriva ad un gesto simile forse lo si fa proprio perché si è al limite. Immaginate di dover lasciare le persone che si amano, ed avere la consapevolezza di lasciare nelle loro vite un vuoto incolmabile. Organizzare tutto, decidere dove farlo, lasciare delle lettere per ognuno, spiegare se possibile questa scelta. 
Ogni tanto un amico, vedendomi stremato, me lo proponeva: «Perché non ti fai prescrivere qualcosa per stare meglio? Solo per superare questo momento...». Io scuotevo la testa. 
Non volevo stare meglio. Cioè, sì, mi auguravo che il dolore smettesse di stritolarmi e mi concedesse di respirare, che il volume della sofferenza si abbassasse col tempo. Ma sentivo, dentro di me ne avevo la piena consapevolezza, che dovevo passarci attraverso per uscirne, non potevo scavalcarlo.
Dall’altra parte chi rimane avrà solo sensi di colpa, un dolore incredibile, e così tante domande. Domande alla quale nessuno potrà mai dare una risposta. 
Sensi di colpa per non aver capito prima che c’era qualcosa che non andava. Sensi di colpa per non essere tornato prima di casa, o per non aver fatto qualche domanda in più per indagare. 
A volte forse la risposta più giusta è quella di continuare. Vivere nonostante tutto, perché questa non sarà mai una decisione che aspetta agli altri. 
Io sinceramente ve lo consiglio tanto, ma fatelo essendo pronti. Questo romanzo va letto con davvero la mente libera e soprattutto pronti a ricevere un po’ del dolore di Matteo. 
La mia valutazione sono 4 principesse e mezza. 

La vita di chi resta di Matteo B. Bianchi

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xoxo, Eleonora