Intervista A Fernando Santini |
Ciao Lettori! Come state? Eccomi qui oggi con l'intervista a Fernando Santini. Siete pronti a conoscerlo meglio con me? Andiamo. Ringrazio di nuovo l'autore per il tempo che mi ha dedicato. Via!
Sice. Le Bambole Non Hanno Diritti
Autore: Fernando Santini
Editore: Dark Zone
Genere: Gialli
Data di uscita: 25 Novembre 2017
Prezzo ebook: 2,49 € | Link acquisto Amazon
Prezzo cartaceo: 14,99 € | Link acquisto Amazon
Il Vice Questore Marco Gottardi ha avuto un passato importante nei reparti operativi della Polizia di Stato. Dopo aver vissuto sulla sua pelle la violenza della lotta alla criminalità si è ritirato a gestire un tranquillo commissariato romano. La sua esperienza e la sua capacità di gestione dei propri uomini non possono, però, essere sprecate. È a lui che i vertici del ministero degli Interni affidano il comando di una nuova unità: la Squadra Investigativa Crimini Efferati. La prima indagine in cui la Squadra sarà coinvolta riguarderà la morte di un regista cinematografico, forse collegata all'uccisione di un adolescente il cui corpo, orrendamente torturato, è stato ritrovato alla foce del Tevere. Nel corso della propria azione investigativa, la S.I.C.E. troverà un alleato, anche se non particolarmente gradito al Vice Questore Gottardi: un'organizzazione segreta denominata ARCO, i cui membri hanno deciso che il fine giustifica i mezzi e che quindi si può usare la violenza per far trionfare la giustizia.
intervista
1. Parlaci di te: chi è Fernando come persona e come autore?
Chi sono? Sono un romano di 53 anni e nella parola romano già racchiudo molto di me. Sono una persona che ama essere super impegnata (ma senza farlo vedere), che cerca il confronto rimanendo comunque ecumenico (come asserisce chi mi conosce). Sono un uomo che ha ancora intatta la curiosità che aveva da ragazzo e questo mi consente di mantenermi al passo dei tempi. Lavoro in un grande gruppo bancario e sono spesso in viaggio per incontrare i miei clienti. Questo girovagare mi arricchisce sia dal punto di vista umano che professionale e mi aiuta a mettere a fuoco le mie storie.
Come autore nasco scrivendo quattro romanzi di narrativa in cui ho lasciato che le emozioni prendessero in mano la mia penna. Dal quinto romanzo (SICE Le bambole non hanno diritti), iniziando a scrivere thriller, mi sono imposto una costruzione più strutturata del romanzo. Intendo dire che ora imposto uno story-board della vicenda poi inizio a scrivere i capitoli seguendo lo schema che ho delineato. Nella stesura prediligo l’uso dei dialoghi rispetto alla descrizione prolungata degli ambienti e dei personaggi in quanto credo che i lettori abbiano il diritto di immaginarsi una loro scena partendo da pochi, essenziali, particolari che fornisco loro. I dialoghi dei miei personaggi sono rapidi, serrati in quanto devono rappresentare dinamiche reali. Un ulteriore particolarità è l’uso del verbo presente nella narrazione della storia. Tale tempo verbale, che mi è più congeniale, ritengo abbia la capacità, se usato decentemente, di proiettare il lettore dentro la storia facendolo diventare protagonista e non solo spettatore.
2. Cosa vuol dire per te scrivere?
Scrivere ha per me diversi significati. Il più importante riguarda solo me ed è la sfida che pongo a me stesso domandandomi, ogni volta, se riuscirò a scrivere una storia che mi interesserebbe leggere. Il secondo riguarda la possibilità di far vivere a dei personaggi ipotetici, situazioni o emozioni che avrei voluto vivere. In ultimo la scrittura mi consente di liberarmi delle tensioni emotive che, come accade ad ogni persona, tendono ad accumularsi nella mia anima.
3. Da dove ha origine la tua passione per i romanzi?
Ho iniziato a leggere romanzi a otto anni dopo un brutto voto in lettura. La mia maestra delle elementari, gran brava donna, con quel voto attivò il mio ego e, come risposta, mi trasformò in un lettore famelico. L’adolescenza l’ho trascorsa leggendo romanzi di fantascienza e di spionaggio. La gioventù leggendo anche thriller e gialli. I trent’anni mi hanno consegnato la narrativa e i quaranta i classici dell’800 e del ‘900. Forse era inevitabile che al compimento dei 50 anni, non mi fosse rimasto altro che dedicarmi a scrivere.
4. Esiste un libro che ha avuto una grande influenza nella tua vita?
Nessun libro è alla base dei cambiamenti, piccoli e grandi, che ho vissuto. Però se sono quel che sono e se per questo posso fare delle scelte, il merito è anche dei libri che ho letto. Alcuni di loro mi hanno portato a riflettere su aspetti della vita, altri mi hanno regalato emozioni che hanno consolidato in me il sentimento di ciò che reputo importante. La cosa bella è che hanno saputo insegnarmi cose diverse a distanza di anni. Faccio un esempio. Ho letto tre volte il Vecchio e il Mare di Hemingway. La prima volta non mi ha detto nulla (avevo trent’anni). La seconda volta mi ha dato l’emozione di un viaggio (avevo superato i quaranta). La terza volta mi è sembrato un capolavoro regalandomi il senso di una sfida che deve essere colta quale che sia il suo esito e senza preoccuparsi della propria età, perché se si cessa di accettare le sfide, si è finito il proprio tempo. Avevo quasi cinquant’anni quando lo lessi per la terza volta.
5. C’è uno scrittore/scrittrice che consideri il tuo mentore?
No. Ci sono, però scrittori che per me sono punti di riferimento per alcune tematiche.
Andrea Camilleri per la capacità di rappresentare le scene o un’intera storia (pur contenendo molteplici significati) usando uno stile narrativo lieve e sintetico.
Peter F. Hamilton per la capacità di costruire storie corali in cui diversi protagonisti vivono la loro avventura in un contesto globale in cui ognuno viene, presto o tardi, influenzato dagli altri.
Jeffery Deaver per la capacità di scrivere capitoli, brevi, in cui l’azione corre in modo serrato, adrenalitico. E con la capacità di collegare tra loro i diversi capitoli in un turbine di emozioni e colpi di scena che legano il lettore alla sedia.
6. Hai un luogo/stanza dove preferisci scrivere?
No. Mi trovo a scrivere in ogni luogo. Ho scritto in aereo (usando un tablet), in treno, in autobus e in metropolitana. Ho scritto mentre ero in albergo o a casa usando qualsiasi stanza. Ho anche scritto mentre ero al mare sotto l’ombrellone. Personalmente non credo che ci sia un luogo particolare o previlegiato in cui io possa scrivere. La cosa importante è la condizione psicofisica. Devo essere convinto che quel particolare capitolo debba essere scritto in un certo modo, altrimenti non inizio neppure a buttare giù una parola.
7. Come nasce l’idea del tuo libro?
Ogni libro ha una genesi diversa. Parlando di SICE Le bambole non hanno diritti, il romanzo è nato dopo la definizione della serie. SICE, infatti, nasce per essere una serie che narra le indagini di una Squadra della Polizia di Stato. La serie è nata dopo che avevo riflettuto sul fatto che solitamente i romanzi gialli o thriller hanno un investigatore, uomo o donna, che risolve i casi in solitaria. Ma questo non accade nella vita reale. Ho quindi iniziato a ragionare sulla composizione della squadra e ho immaginato le prime indagini. Mentre ero impegnato a delineare i miei personaggi, mi sono imbattuto in una discussione sulla legittima difesa che poi si è allargata fino a comprendere i metodi di indagine della Polizia. Come risultato di quella discussione pensai di inserire nelle storie della Squadra Investigativa Crimini Efferati, un antagonista particolare: un gruppo segreto che vuole velocizzare l’identificazione dei criminali utilizzando metodi violenti. E per rendere ancora più dirompente tale gruppo, chiamato ARCO, mi sono immaginato che fosse composto da uomini dello Stato.
8. In quale periodo storico ti piacerebbe vivere?
Il periodo attuale mi va benissimo. Non nego però che se potessi avere una macchina del tempo, la userei per viaggi, della durata di una settimana, andando avanti e indietro nel tempo.
9. Hai già in mente quale sarà la prossima storia che scriverai?
Al momento sto completando il quanto romanzo della serie SICE. Dopo sarà la volta di un thriller ambientato negli USA oppure un giallo ambientato nella provincia di Siena. Ho già definito gli story-board di questi due romanzi, ora devo solo decidere quale delle due storie mi attiri di più.
10. Quanto tempo impieghi per scrivere un libro, hai qualche musa ispiratrice?
Mediamente mi occorrono 3-4 mesi per completare un romanzo, avendolo anche riletto almeno tre volte, e per fornirlo in lettura ad amici e parenti che fungono da lettori beta, ossia leggono il romanzo e mi dicono ciò che va o che non va. Non ho muse ispiratrici, però questo è un bene, trattandosi di Thriller violenti.
11. Che sensazioni ha provato nello scrivere il tuo primo romanzo?
Il primo romanzo ha rappresentato un’esperienza emotiva irripetibile. Ho scritto oltre 600 pagine in meno di tre mesi, buttando dentro la storia molto della mia vita, delle esperienze vissute direttamente o indirettamente, delle mie opinioni o convinzioni, dei miei sentimenti. Avevo una tensione che si era accumulata in tanti anni e qualcosa avvenuto nel settembre 2014 aveva rotto i miei equilibri. Dovevo trovare un modo per riequilibrarmi e quel romanzo fu una valvola di sfogo. Quando scrissi la parola fine, mi guardai allo specchio e mi sentii orgogliosamente rinato.
12. Pensi che qualcosa di questo libro non sia arrivato ai lettori?
I feedback che ho avuto dai lettori di SICE mi dicono che il mio romanzo ha regalato loro emozioni e spunti di riflessione. E questo è il miglior tipo di feedback che uno scrittore desidera ricevere. Quali emozioni o quali spunti di riflessione abbia trovato ogni lettore non sono elementi importanti (lo dimostra quello che io ho detto in merito a il vecchio e il mare), la cosa importante è che si sia trattato di una lettura partecipata.
13. Cos’hai provato quando, dopo aver pubblicato il romanzo?
Soddisfazione! A diciotto anni provai a scrivere un romanzo. Avevo una buona idea, ma la mia storia si concludeva dopo una decina di pagine. Avere in mano un libro di 224 pagine in cui una casa editrice aveva creduto mi regalava una soddisfazione grande perché era un’altra sfida con me che avevo vinto.
14. Consigliaci un libro non tuo.
Tra gli scrittori affermati, Il cacciatore di Aquiloni (Khaled Hosseini). Una storia nel contempo tenera e dura, che dovrebbe aiutarci a capire che spesso l’ignoranza e la protervia riducono in polvere anche il più bel giardino.
Tra gli esordienti Nora (Giacomo Ferraiuolo) un horror contemporaneo in cui, paradossalmente, la violenza più brutale non è rappresentata dalle morti di alcuni personaggi, ma dall’indifferenza che isola una donna colpevole solo di voler essere viva.
15. Quale sarebbe il tuo sogno da realizzare?
Trovarmi seduto in metropolitana e scoprire, di fronte a me, qualcuno che legge un mio romanzo. Passerei minuti a studiarne le espressioni facciali.
16. Qual è il prossimo passo di Fernando Santini?
Come uomo: Vivere! Come autore: Divertirmi! Tutto il resto ha poca importanza.
17. In genere concludo le mie interviste facendo sempre la stessa domanda. E ovviamente la propongo anche a te: voglio farti una domanda che nessuno ti ha mai fatto ma che vorresti ti venisse fatta. Qual è? E qual è la risposta?
La domanda riguarda la serie SICE.
SICE incarna la volontà di ricercare i colpevoli rispettando le leggi, pur essendo consapevoli che in questo modo alcuni criminali potranno sfuggire. ARCO rappresenta la volontà di trovare rapidamente i colpevoli evitando i lacci rappresentati dalle leggi e usando metodi violenti.
Tu, da quale parte ti schieri?
La mia risposta:
George Lukas ha risposto per me.
Ringrazio davvero di cuore l'autore per avermi dedicato anche questo tempo. Non so voi ma io adoro conoscere le persone dietro ai nostri amici. Alla prossima.
Eleonora ❤
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