Segnalazione Con Te Ho Trovato La Luce Parte Di Erika Anatolio

Segnalazione Con Te Ho Trovato La Luce Parte Di Erika Anatolio

Buon pomeriggio splendori miei.. Buon inizio settimana a tutti voi. Oggi ho il grandissimo piacere di segnalarvi un romanzo che uscirà ad aprile.  Libro di un'autrice italiana, sto parlando proprio dell'ultimo lavoro di Erika Anatolio. Andiamo a conoscerlo insieme.
Con Te Ho Trovato La Luce 

Titolo: Con Te Ho Trovato La Luce
Serie:  #1
Autrice: Erika Anatolio
Editore: Self Publishing
Pagine: 602
Data di uscita: 6 Aprile 2018

Senza un’identità e senza ricordi a causa di un incidente misterioso, Melanie Merez non sa più chi sia. Trasferita a Edimburgo, si sente spaesata e persa. Nella nuova scuola nessuno vuole esserle amico e un ragazzo dagli occhi grigi di un cielo in tempesta non esiterà a farglielo notare. Bellissimo e tenebroso, Melanie non può proprio fare a meno di innamorarsene. Ma non è solo il suo passato a essere avvolto dal mistero, perché anche i suoi compagni di scuola nascondono qualche segreto: una ragazza svanita nel nulla e un tesoro nascosto nel cuore del parco nazionale di Trossachs. Melanie farà di tutto per svelare questi misteri e non mancheranno altri ad aggiungersi, come di qualcuno che ogni notte, in sella a una moto, le lascia dei boccioli di rosa bianca. Ma chi è? E perché nessuno vuole parlare del suo passato? Chi era la ragazza scomparsa? Ha a che fare con il tesoro che non doveva conoscere?


autrice


Erika Anatolio si definisce prima di tutto una fervida lettrice. Ha passato tutta l’adolescenza con un libro in mano, immergendosi in migliaia di storie, conoscendo amici che l’hanno accompagnata in un periodo difficile della sua vita e scoprendo migliaia di mondi diversi che le hanno permesso di accrescere l’immaginazione al punto tale di creare delle vere e proprie storie.
Secondo lei non c’è nulla che più ami di trovare un libro che la tenga incollata alle pagine fino alla fine, tanto da non voler fare più nient’altro.
Il romanzo “Con te ho trovato la luce” è il primo di una serie definita “La luce”.
Nata e cresciuta a Roma, è del 1991.


estratto

Salii le scale e notai una fila di ragazze vicine a una porticina. Non mi sembrava fosse il bagno e infatti, dopo pochi minuti, ne uscì una ragazza con il viso arrossato e i capelli in disordine che ridacchiava e la ragazza in prima fila, si insinuò nella stanza. Una voce maschile provenne dallʼinterno e si interruppe quando la porta fu chiusa. Mi sbrigai a passare e un ragazzo mi fissò in modo molto strano, quasi avesse intenzione di fare qualcosa che sicuramente a me non sarebbe piaciuta e fece qualche passo verso di me. Il cuore iniziò a tamburellarmi dal nervoso ma, per qualche strano motivo, sbarrò gli occhi e si dileguò. Mi girai per vedere la fonte di tanta paura e per poco non svenni.
«Ci mancavi solo tu.» Commentò Shane, disgustato. I suoi stupendi occhi grigi mi guardarono contrariati.
«Ma che razza di problemi hai?» Mi squadrò da capo a piedi e proseguì per la sua strada, ignorandomi. Veramente mi piaceva uno come lui? Neanche per sogno.
Gli corsi dietro incavolata nera e lo superai, fermandomi davanti a lui. Shane, mostrando dei riflessi niente male, si fermò prima di venirmi addosso.
«Allora?» Lo incalzai. «Perché ce lʼhai con me?»
«Ti avevo detto di stare lontana da Evan.»
A stento evitai di ridergli in faccia.
«Questa a casa mia si chiama gelosia.»
Sbiancò e con gli occhi fissi nei miei avanzò, facendomi indietreggiare fino a mettermi con le spalle al muro. Continuò ad avvicinarsi finché, tra i nostri corpi, non passarono pochi millimetri. Il profumo di agrumi mi invase e il respiro soffice mi sfiorò il viso. Se non fosse stato per quegli occhi dalle sfumature di un cielo in tempesta, avrei giurato che stesse per baciarmi. Il cuore batteva allʼimpazzata e nello stomaco sentivo le farfalle. Avrei dato qualsiasi cosa pur di accarezzarlo, sfiorargli il viso e giocare con i suoi capelli.
«Non provare mai più a dire una cosa del genere.» Disse con voce glaciale, uccidendo ogni mio pensiero. «Solo guardarti mi fa sentire male.»
Quelle parole mi spezzarono il cuore e ricacciai indietro le lacrime solo con un grande sforzo di volontà, ma le parole che seguirono furono delle terribili coltellate.
«Non sei la benvenuta e smettila di cercare di farti delle amiche. Nessuno vuole esserlo.»
Lo spinsi via con una forza tale da farlo barcollare.
«Mettiamo in chiaro le cose.» Dichiarai, prima di perdere il controllo. «Non immagini minimamente quanto voglia andarmene ma purtroppo, a meno che non scappi di casa, e non voglio, non posso farlo. Quindi mi tocca stare qui e non solo: sei la persona più cattiva e prepotente che abbia mai conosciuto e meriti tutto il peggio di questo mondo.» Gli sbattei in faccia quelle parole lasciando trapelare lʼodio. «E come ti ignoro io, puoi farlo benissimo anche tu.» Ci fu un lungo silenzio in cui Shane mi fissò incredulo.
Quando non sopportai più la sua vista, me ne andai. Girai lʼangolo e mi infilai nella prima stanza, senza controllare se fosse occupata.


La stanza era piena di attrezzi di ogni genere come pesi, bersagli attaccati al muro e uno splendido muro di arrampicata. Adesso capivo perché avesse preso tutto il seminterrato. Il pavimento era di parquet interrotto da una miriade di tappeti. Indossavano tutti delle tute e tra di loro, intravidi Mandy e Julian che stavano facendo un combattimento corpo a corpo. Poco lontano scorsi anche Cameron e un ragazzo della cricca di Shane. Dal fondo della classe, si udì una voce gutturale, ma per nulla minacciosa, che riecheggiò per tutta la sala.
«I ritardatari sono pregati di chiudere la porta e venire qui. Voi altri riprendete da dove avete interrotto.» Evidentemente Blane Curtis non mi aveva vista.
Chiusi la porta e attraversai la stanza tra gli sguardi curiosi dei miei futuri compagni. Trovai Blane a sistemare dei fogli dietro a una scrivania. Aspettai che terminasse e quando alzò gli occhi, sembrò avesse davanti un fantasma. Andiamo bene.
«Oh salve, signorina Merez.» Un momento, come faceva a sapere il mio nome?
«Non faccia quella faccia diffidente. Dallʼaria che tira prima o poi avrebbe bussato alla mia porta. Io sono Blane Curtis.»
Il professor Blane aveva lʼaspetto di un uomo uscito da una base militare. Avrà avuto allʼincirca quarant’anni, indossava una maglietta bianca a maniche corte talmente attillata da intravedere i suoi muscoli, dei pantaloni neri e un paio di scarpe a stivaletto e al collo, un fischietto. I suoi occhi scuri non si lasciavano sfuggire il minimo dettaglio. Aveva la testa rasata e nemmeno un filo di barba.
«Quindi sono ancora in tempo per iscrivermi?»
«Certamente. Chiunque può iscriversi o andarsene quando vuole. Nessuno glielo impedisce.»
«Dʼaccordo, allora vorrei iscrivermi.»
Blane cercò dei fogli tra i mille sparpagliati e quando li trovò me li porse, insieme a una penna.
«Deve compilare quei moduli e consegnarli a me. Se vuole, può sistemarsi su una delle panche vuote.»
Lessi qualche riga quando Blane chiamò un nome, raggelandomi.
«Shane, hai un nuovo allievo.»
Impietrita, mi girai lentamente verso Blane. Eh? Shane corse verso lʼinsegnante e si fermò bruscamente quando mi vide. Perché un ragazzo così bello doveva avere un carattere così orribile?
«È uno scherzo?» Chiedemmo nello stesso identico momento.
Blane non sapeva se ridere o piangere. Ignorai lʼinsegnante e guardai in cagnesco Shane, che ricambiò con in modo altrettanto ostile. Che ci faceva lui qui? Poi mi ricordai le parole di Evan e compresi perché avesse riso così tanto. Sapeva ci fosse Shane e del cattivo rapporto tra noi. Lo avrei ucciso sicuramente. Come avevo fatto a non vederlo? Se lo avessi visto, sarei andata via subito.
«Non voglio essere allenata da lui.» Dissi la parola lui con disprezzo. Stavamo scherzando?
«Se è per questo, io non voglio perdere neanche un secondo del mio tempo con te.» Tutti i presenti smisero di fare le loro cose per ascoltare il nostro teatrino. Volevano anche i popcorn?
«Mi dispiace, signorina, ma nel foglio cʼera scritto. Shane, tu alleni i principianti.» Lo ammonì.
«Nel foglio cʼè scritto il suo nome e Walker.» Shane scoppiò a ridere, facendomi desiderare di strangolarlo.
«Dovresti informarti meglio. Walker è il mio cognome. Shane Walker.» La sua voce era fastidiosamente bella. Quanto lo odiavo. «Sarà divertente vederti nella classe dei bambini.» Mi sbeffeggiò.
«A livello cerebrale ti puoi trovare bene solo con loro.»
Shane smise di sorridere e porsi i fogli vuoti allʼinsegnante, che mi guardò in modo interrogativo.
«Non voglio più far parte di questo club. Mi scusi se le ho fatto perdere tempo.»
«Ne è davvero sicura? Potrebbe tornarle utile.»
«Sì, grazie. Mi scusi ancora.»
Girai i tacchi e andai via sotto gli sguardi di tutti. Ne sentii anche uno fastidioso sulla schiena. Chiusi velocemente la porta alle spalle e repressi un urlo di rabbia. Perché non me ne andava bene una? Di tutte le attività, proprio in questa dovevo trovare Shane? E per giunta come insegnante. Perché non aveva continuato a giocare a rugby? Salii le scale sbattendo i piedi, immaginando la sua faccia sotto le suole. Avevo bisogno di stare allʼaria aperta, ma non volevo incontrare nessuno e per di più, le cheerleader si stavano allenando nelle vicinanze. Così optai per il tetto.
Salii tutte le scale rinvigorita da una nuova energia ed esultai quando, abbassando la maniglia, la porta che dava sul tetto si aprì. Non era niente di che. Erano troppo sopravvalutati questi tetti. Mi avvicinai al parapetto e, nascosta da un muro, vidi tutta Edimburgo. Wow, rimangiai allʼistante quello che avevo appena detto. Presi il telefono e feci alcune foto.
«Che ci fai qui?»
Trasalii e per poco non mi volò il telefono dalle mani.
«Che ci fai tu qui.» Ribattei furibonda contro Shane. «Non hai dei bambini da allenare?» Incassò bene il colpo e rilanciò.
«Sono venuto a prenderne una.»
Nascosi il fastidio e mi girai di nuovo verso la città. I suoi passi si fecero sempre più vicini e quando lo ritrovai accanto a me, il respiro si mozzò e il cuore iniziò a battere forte.
«È bellissimo qui. Ci vengo sempre quando voglio restare da solo.» Appoggiò le mani sul parapetto e incurante di essere visto, si godette il panorama. «Puoi anche venire qui. Non siamo nel padiglione principale e difficilmente qualcuno se ne accorgerebbe.»
Mi avvicinai, nonostante le ginocchia molli e uno strano tremore che mi aveva preso alle mani. Quanto detestavo reagire in quel modo alla sua presenza. Per fortuna almeno la voce non mi tradì.
«Veramente. Di’ al professor Blane che non voglio venire.»
Lui fece finta di non sentirmi e chiuse gli occhi, mentre una brezza gli scompigliò i capelli. Si poteva essere più sexy di così? Era bellissimo. Aveva gli zigomi alti, la mascella squadrata e un bel naso dritto. Non riuscii più a levargli gli occhi dalla bocca. Desideravo solo baciarlo.
«Almeno guardami senza farti notare.»
Trasalii e mi vergognai tantissimo di essere stata scoperta. Complimenti per la bella figura che avevo appena fatto. Mi girai di scatto dallʼaltra parte nel momento in cui aprì un occhio e sorrise beffardo. Aveva una delicatezza degna di un elefante imbizzarrito.
«Ma chi ti stava guardando.» Risposi acidamente, punta sul vivo. «Il mondo non ruota tutto intorno a te.»
Si mosse e il suo viso comparve davanti a me e avvertii il calore del suo corpo contro il mio, che mandava scariche elettriche dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi.
«Il tuo sì, però.» Sussurrò.
Divenni rossa come un peperone e lo spinsi via, voltandogli le spalle.
«Sei proprio un cretino.»
Rise e il mio cuore perse qualche battito.
«Scherzi a parte, non devi dare alle persone un potere così forte su di te. Cioè non fraintendere. Per me se vieni o no, non fa alcuna differenza, ma se vuoi una cosa, non devi rinunciare perché cʼè qualcuno che non sopporti. Poi se vuoi regalare soldi a una palestra, fa pure.»
«Chi ti dice che mi iscriverò a una palestra?»
«Credevo che fossi venuta per il fatto di Brianna. Quella è pazza ed è meglio se impari a difenderti.»
Quindi anche lui concordava sulla pazzia di Brianna.
«Non hai pensato che potessi venire solo per partecipare a unʼattività?»
Lui scoppiò a ridere e in quel momento avrei desiderato lanciarlo di sotto.
«Per favore, potevi scegliere tra il club di cucina e cucito.»
Era meglio che non dessi vita agli insulti che avevo sulla punta della lingua. Se volevo imparare a difendermi, non era certo per quella ritardata di Brianna. Una splendida idea aleggiò nella mente.
«Ho visto che cʼerano diversi bersagli. A cosa servono?»
Lì per lì sembrò che non volesse rispondere. Sarà stato per il mio sorrisetto malizioso?
«Oltre alle arti marziali insegniamo anche a maneggiare diversi strumenti come lʼarco o le spade, ma quello è solo per gli avanzati.» Si affrettò ad aggiungere con un certo allarme nella voce.
«Peccato, potevo far sembrare la tua morte un incidente.» Confessai, delusa, e me ne andai lasciandolo da solo a ridere come un idiota.

Cosa ne pensate? Fatemi sapere come sempre la vostra, vi abbraccio,
Eleonora ❤

1 comment

  1. Ciao Eleonora, grazie mille per la segnalazione del libro. Complimenti per la grafica del tuo blog e per le recensioni :) mi piacciono molto.

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xoxo, Eleonora