Recensione I 3000 di Auschwitz di Baba Schwartz

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Recensione I 3000 di Auschwitz di Baba Schwartz




Eccomi qui con un romanzo che già dal titolo vi fa capire di cosa si tratta. Una biografia toccante, dolorosa, ma purtroppo vera. 

 I 3000 di Auschwitz

Titolo:  I 3000 di Auschwitz
Autrice: Baba Schwartz
Editore: Newton Compton Editori
Genere: Biografia
Data di uscita: 19 Gennaio 2017
Prezzo ebook: 4,99 € (disponibile per Kindle Unlimited) | Link acquisto Amazon
Prezzo cartaceo: 8,42 € | Link acquisto Amazon

Nel marzo 1944 la Germania invase l'Ungheria. Nel maggio dello stesso anno quasi 300.000 ebrei vennero deportati nei campi di concentramento. Dalla piccola città di Nyírbátor, in Ungheria, vennero caricati sui treni tutti e tremila gli ebrei che vi abitavano. Baba Schwartz era tra loro. In questo libro, Baba Schwartz descrive l'innocenza e la spensieratezza dei primi anni e l'orrore indicibile dei suoi sedici anni quando, nel maggio del 1944 i nazisti deportarono gli ebrei della città ad Auschwitz. L'intera comunità ebraica venne disgregata, frantumata, e famiglie intere caricate su lunghi treni. Suo padre finì per morire nelle camere a gas del campo di concentramento, mentre lei, la madre e le sue due sorelle sopravvissero alle privazioni, alle torture e allo sterminio. Alla fine riuscirono a scampare anche alla marcia della morte e furono liberate dall'avanzata dell'esercito russo.


recensione

Chi di voi mi segue da un po’ sa benissimo che questo non è propriamente il mio genere letterario preferito. Anzi. Chi mi segue sa che io sono la classica romantica drogata di storie d’amore.
In questo periodo però avevo bisogno di un cambiamento, e non nego che i romanzi storici, quindi fondati sulla storia, sul nostro passato, mi abbiano sempre affascinato.
Questa parte di storia però per me, fin dai tempi della scuola, è stato sempre come un orrore senza motivo.
Non eravamo noi un’altra razza; erano soltanto i tempi ad essere diversi.
Baba Schwartz è nata in Ungheria nel dicembre del 1927. Sopravvissuta all'Olocausto, negli anni Cinquanta è emigrata con la sua famiglia a Melbourne, in Australia, dove vive tuttora.
Baba, è il soprannome che sua sorella maggiore le diede da piccola. Baba significa ‘bambina’.
La cosa che mi ha stupito di questo romanzo è come l’autrice con davvero molta intelligenza inizi, questo romanzo. Inizia con l’amore, ovvero quello tra i suoi genitori. E con l’amore lo finirà.
La vita della famiglia di Baba va alla grande, lei è una ragazzina alle prese con la scuola, con gli amici, con le preghiere, le feste e con il prendersi cura della sorella minore. Ama la letteratura, legge qualsiasi cosa ci sia a casa, passione tramandata dalla mamma.
Ma ad un certo punto tutto cambia, e cambia quando un suo cugino arriva alla porta annunciando che i Tedeschi sono arrivati in Ungheria e la stanno conquistando. Gli ebrei della città di Nyírbátor dovranno riunirsi il giorno dopo con le sole cose che riusciranno a portarsi.
“A Nyírbátor, gli ebrei non sono mai stai costretti ad isolarsi in apposite zone. (..) ci consideravamo tutti ungheresi.”
Da qui inizia il calvario di queste povere persone, non solo la famiglia di Baba, ma anche tutti gli ebrei della città. Partirono dalla città di Nyírbátor 3000 ebrei. E furono portati tramite dei treni per bestiame ad Auschwitz, c’erano 70 persone per vagone, 70 persone tra uomini, donne, bambini, e anziani, 70 persone ammassate, senza poter fare in intimità i propri bisogni, 70 persone in piedi per ore ed ore di viaggio.
La prima cosa che Baba vede e sente appena scesi dal treno sono i cani. Anche loro aggressivi, come i soldati tedeschi, anche loro senza pena, ed umanità. La famiglia di Baba è ‘finalmente’ arrivata ad Auschwitz. Dove ad attenderli ci sono dei tedeschi che separano le donne dagli uomini. Poi un’ulteriore scissione avviene tra malati, anziani e persone che riescono ancora e possono lavorare. I malati muoiono, le mamme con bambine piccole muoiono perché le mamme senza i loro bambini piccoli sarebbero state troppo depresse per lavorare quindi solo bocche inutili da sfamare.
Superata, se andava bene, prima visita che non ti avrebbe portato direttamente nelle camere a gas, venivi fatta spogliare, venivi marchiata, ti venivano rasati i capelli, e ti veniva data una tunica, non importava se troppo lunga o troppo corta. Oppure se troppo leggera per il clima invernale. L’importante era toglierti la dignità.
Una volta usciti da questi cameroni, Baba ritrova le sue sorelle e sua mamma, e ad un certo punto mentre vengono spostate verso i loro ‘alloggi’, vede suo padre. Che non la riconosce.
Quell'immagine di mio padre vestito con una lurida uniforme a righe da prigioniero, le mani a coprirgli il viso, fu l’ultima che ebbi di lui.
Superata questa fase vennero accompagnate dagli ebrei ‘anziani’ , ovvero ebrei da troppi anni in quei campi di concentramento, ebrei che avevano perso ogni emozione, nelle baracche. In queste baracche ci stavano 1250 anime tra donne e ragazze. Ammassate le une sulle altre.
Baba e la sua famiglia rimasero per mesi in questi campi, fortuna vuole, (so che è brutto dirla così) che l’Ungheria sia stata una delle ultime conquiste dei Tedeschi, perché se no avrebbero dovuto passare molto più tempo nei lager.
Quello che mi rimane impresso di questo libro sono alcuni passaggi nonché emozioni della scrittrice. Lei parla ad un certo punto dell’odore di fumo, dell’odore di morte e di cenere. E dice: “la puzza di carne bruciata che aleggiava sempre nell’aria divenne semplicemente normale. Si abitua quindi a questo odore straziante”.
Altra cosa che mi ha colpita e che nel suo racconto lei parla dei rapporti con le altre detenute, che nonostante tutto, quando non sono nei campi di concentramento a lavorare e al gelo, parlano, pregano e ridono. In un luogo dove forse la fede e il sorriso sono le prime cose che ti vengono a mancare.
Con l’avanzata dei Russi però, molti detenuti e soldati ebrei iniziano a scappare. E così succede alle nostre 4 donne. Iniziano a vagare per l’Europa, da un campo all'altro, cercano di avvicinarsi alla Germania. Ma ormai i Tedeschi schiacciati tra Russi, Americani, Inglesi ecc, sono sempre meno forte. Non le rimane che arrendersi. 
Ora quella stessa gente che avevo odiato mi faceva pena.
Voglio chiudere questa recensione senza svelarvi altro, non voglio svelarvi se e chi sopravvivrà, se e che altro succederà a questa famiglia ebrea.
Voglio chiudere questa recensione dicendo che i sopravvissuti di Nyírbátor furono 130 su 3000.
Buona lettura a tutti.
Come sempre vi abbraccio.
Eleonora ♥
La mia valutazione finale è una principessa: 

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xoxo, Eleonora